Autostima e problemi relazionali

 

AUTOSTIMA

CHE COS’ E ‘ L’AUTOSTIMA

L’Autostima è l’opinione che abbiamo di noi stessi, come ciascuno vede se stesso, come ci si giudica e che tipo di valore ci si attribuisce. Tutto ciò, include la parola “sicurezza”, la sicurezza nelle proprie capacità mentali o fisiche nell’essere ben accettato o addirittura ammirato dagli altri (S. Crosera, 2000). Attenzione però, l’Autostima non va confusa con un atteggiamento di eccessiva sicurezza. Sia la persona che si sottovaluta che quella che dimostra un senso di superiorità hanno una bassa autostima. Nel processo di sopravvalutazione la persona vede solo i suoi pregi, nel processo di autostima la persona vede sia i suoi pregi che i difetti; mentre nel processo di sottovalutazione la persona vede solo i suoi difetti.

 

DA CHE COSA DIPENDE L’ AUTOSTIMA?

I rudimenti dell’autostima hanno origine nell’infanzia. Essa emerge attraverso la prima soddisfazione dal mondo esterno (nutrimento) e dipende dall’internalizzazione dell’affetto parentale. L’immagine di sé ha una formazione “storica” nel senso che deriva dalla memorizzazione delle esperienze attraversate nelle varie fasi della vita. Gli altri significativi (genitori o figure significative) esercitano un’influenza determinante sullo sviluppo dell’Autostima. Quindi il presupposto fondamentale per avere un buon grado di autostima risiede nell’essere stimati dagli altri significativi. In sintesi, secondo James (1980), l’Autostima deriva dal rapporto tra: il sé percepito (il concetto di sé, la conoscenza di abilità e capacità, la valutazione e realizzazione dei propri successi/insuccessi) e il sé ideale (il “dover essere” o il “voler essere”, le aspirazioni e aspettative ideali. Una persona sperimenterà una bassa autostima se il sé percepito non riesce a raggiungere il livello del sé ideale.

L’ampiezza della discrepanza tra come ci vediamo e come vorremmo essere ci indica il grado di autostima. Aumentando la discrepanza l’autostima diminuisce.

Per meglio comprendere l’Autostima è necessario fare riferimento al concetto di “locus of control” (Rottes 1954), che può essere interno ed esterno.

Il “locus of control” esterno è la sensazione che gli avvenimenti si realizzano in modo del tutto estraneo alla nostra capacità di influenzarli. Il locus esterno è stato associato al concetto di impotenza e di bassa autostima.

Il “locus g control” interno è la sensazione di possedere la capacità di incidere sugli avvenimenti e pertanto di poterli controllare attivamente. Quest’ultimo è apparentato al concetto di competenza e ad una alta autostima. È importante sottolineare che dal “locus of control” risulta che l’Autostima è in relazione a come si attribuisce il significato di un’esperienza di insuccesso.

Alta autostima implica di attribuire la responsabilità di un insuccesso a una situazione specifica su chi si ha un certo controllo (es. ho studiato poco).

Bassa autostima implica di attribuire l’insuccesso a una causa globale fuori dal proprio controllo (es. sono negato per la matematica, non sono intelligente!).

AUTOSTIMA POSITIVA AUTOSTIMA NEGATIVA

-      Supporto interiorizzato e autosostegno che ci permette di tollerare il rifiuto e la critica.

-      Senso di adeguatezza alle circostanze, flessibilità.

-      Autonomia di azione e decisione; collabora senza lasciarsi manipolare.

-      Più in contatto con il presente e capacità empatica.

-      Apertura e disponibilità a creare relazioni nutrienti, costruttive e paritarie (l’autostima è un prerequisito dell’amore, non una conseguenza!).

-      Rispetto, accettazione e benevolenza verso se stessi e verso gli altri (riconoscimento dei propri limiti, valore personale, fiducia ma anche capacità di chiedere aiuto).

-      Bisogno costante di appoggio esterno e accettazione.

-      Incertezza, fluttuazione tra adeguatezza e inadeguatezza (rinforzo negativo).

-      Ipersensibilità alle critiche, disagio e sofferenza a causa del giudizio negativo (tendenza all’evitamento, al perfezionismo, alla compiacenza, all’autolimitazione, barriere difensive).

-      Autocritica, senso di colpa e comparazioni con effetti autosvalutanti.

-      Focus degli errori, difetti, fallimenti, opportunità mancate.

-      Ostilità, irritabilità, insoddisfazione, pessimismo, tendenze depressive.

-      Rinuncia, rinvii, indecisione e attesa del “momento giusto”.

-      Attenzione eccessiva sul passato o futuro (rimpianti o preoccupazioni anticipatorie).

-      Sensazione di non meritare il benessere e la felicità.

-      Difficoltà relazionali (enorme bisogno di amore che predispone a delusioni, sfiducia, senso di vuoto e solitudine).

Come curare l’Autostima

Così come abbiamo visto l’Autostima deriva dall’interazione con gli altri; e da antiche memorie infantili. Il concetto di sé si sviluppa durante l’infanzia, all’interno del gruppo primario (cioè la famiglia) ed è per questo più duraturo e meno facilmente modificabile. In genere, l’immagine di sé generata dall’Autostima, si mantiene costante ed è difficile da modificare anche se le prove oggettive smentiscono la concezione soggettiva che uno ha di sé. Proprio perché ogni memoria tende ad auto replicarsi. Comunque, nonostante questo, l’Autostima può anche essere messa in discussione, e può subire notevoli mutamenti proprio attraverso la relazione con lo psicoterapeuta. Si tratta un percorso non sempre molto lineare, lungo ma efficace. Ed è proprio all’interno della relazione psicoterapeutica che emerge una autovalutazione del proprio sé prima di allora mai sperimentata. Si tratta di indagare e toccare emozioni che hanno in passato creato ferite, ma che ora con il supporto terapeutico possono essere tollerate e modificate.

Per poter cambiare il senso del proprio valore è importante dare un significato diverso a quello che è accaduto. Per migliorare l’Autostima all’interno del processo terapeutico occorre esplorare con grande attenzione le aspettative su sé stessi, le prospettive dell’autovalutazione e del giudizio di sé, con tutte le implicazioni storiche affettive del soggetto.

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